CGIL Roma e Lazio

11/08/2025 | Press release | Distributed by Public on 11/08/2025 04:47

Appello Cgil e Fillea: sicurezza non è un lusso ma diritto inviolabile

Nella notte tra il 3 e il 4 novembre un lavoratore è morto a pochi metri da noi, dopo undici ore sotto le macerie, tra angoscia e speranza. È l'ennesima tragedia sul lavoro che si doveva evitare. Octav Stroici è morto a 66 anni mentre lavorava nel cuore della Capitale, in uno dei luoghi simbolo della storia del nostro Paese e dell'Europa. Nello stesso giorno sono morte sul lavoro altre quattro persone e nei giorni successivi ci sono stati ancora infortuni gravi e mortali. Ci chiediamo cos'altro debba accadere per riconoscere che questa strage è il frutto di scelte politiche sbagliate e di un sistema che non mette al centro la sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori.
Non ci rassegniamo all'idea che il crollo della Torre dei Conti e la morte di un operaio siano una fatalità. In un Paese giusto, alla sua età, Octav avrebbe dovuto essere in pensione, non in un cantiere. La sua presenza in quel luogo, in quelle condizioni, grida vendetta e pone l'accento su un mondo del lavoro che costringe le persone a rischiare la vita, affermando un paradigma che rifiutiamo e combattiamo: la vita umana varrebbe meno del profitto.
Le indagini faranno il loro corso, ma non possiamo ignorare quanto emerge in questi giorni. L'eventualità che ci siano state accelerazioni nelle procedure e nei ritmi di lavoro per non perdere i finanziamenti del PNRR è per noi motivo di profonda preoccupazione. Nel nostro territorio sono attivi molti cantieri, legati al PNRR e che coinvolgono migliaia di lavoratrici e lavoratori. Fare presto e bene è possibile: serve cambiare la cultura e modelli organizzativi, rimettendo al centro la tutela della salute e la sicurezza.
Rassegnarsi alla fatalità significa anche ignorare la mancanza pluridecennale di cura del territorio e del patrimonio artistico, archeologico e monumentale. Quanto accaduto evidenzia drammaticamente il degrado di ampie porzioni del patrimonio culturale e archeologico di Roma, su cui il Ministero della Cultura deve dare risposte. Il restauro è un'operazione delicata che richiede tempo, risorse e personale altamente qualificato.
Eppure, a competenze così elevate corrispondono condizioni di lavoro spesso precarie e inadeguate. A Roma, dove circa l'80 per cento di chi opera nel restauro è donna, troppe aziende, invece di applicare il contratto collettivo di settore, da noi sottoscritto, usano contratti pirata, forme dubbie di distacco e somministrazione o costringono all'apertura della partita Iva, determinando salari più bassi, meno tutele, meno sicurezza e formazione, e danneggiando le imprese serie.
Con Prefettura, Roma Capitale e Città Metropolitana abbiamo realizzato una buona contrattazione d'anticipo e sottoscritto importanti accordi che hanno permesso di governare le trasformazioni della città, grazie alle risorse del Giubileo, migliorando la sicurezza nei cantieri. In ultimo, ad agosto 2025 è stato firmato l'accordo che introduce il badge di cantiere digitale collegato alle casse edili per i lavori pubblici sopra il milione e mezzo di euro e che poi sarà esteso a quelli sopra i 500 mila euro. Ma non basta dobbiamo fare molto di più per affermare la cultura della sicurezza e della prevenzione sul lavoro.
Per questo chiediamo che si riprenda il confronto con Roma Capitale e Regione Lazio per tutelare chi lavora in cantiere, a partire dall'obbligo di applicazione del CCNL edilizia sottoscritto da Cgil, Cisl e Uil e dall'aumento dei controlli. Così come occorre superare la Legge Fornero e il "Decreto Sicurezza" del governo Meloni, che non salverà nessuna vita.
La sicurezza sul lavoro non è un lusso o un capriccio ma un diritto inviolabile delle persone, la cui garanzia è frutto soprattutto della volontà politica di prendere scelte che guardino al benessere di chi per vivere deve lavorare, affinché il lavoro non sia più causa di dolore e sofferenza.

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