12/16/2025 | Press release | Distributed by Public on 12/16/2025 10:35
La partita con il Mercosur - l'accordo di libero scambio con Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay - divide ancora una volta i 27 dell'Ue. E le tensioni minacciano di far saltare la firma - prevista per questa settimana in Brasile, a seguito del Consiglio Europeo che dovrà dare il via libera all'intesa. Autorizzare l'ufficializzazione dell'accordo, infatti, richiede la maggioranza qualificata: almeno 15 stati membri che siano rappresentativi di almeno il 65% della popolazione. E non è sicuro che venga raggiunta. Parigi, infatti, ha improvvisamente chiesto un rinvio della revisione dell'accordo, sostenendo che le garanzie proposte dalla Commissione sono "ancora incomplete" e devono essere "consolidate". Di conseguenza, non vi è più alcuna certezza che Ursula von der Leyen possa recarsi a Brasilia sabato prossimo per la firma, nonostante molti Stati membri - Germania e Spagna in primis - stiano utilizzando tutta la loro influenza per concludere l'accordo, convinti che - in un periodo di crescente protezionismo - l'Ue non possa permettersi di aspettare oltre. Allo stato attuale solo Polonia e Ungheria hanno dichiarato apertamente la loro opposizione all'intesa mentre Parigi spera di convincere l'Italia - rimasta ambigua sulla questione - ad unirsi al fronte del rinvio. Roma si trova quindi in una posizione cruciale, in quanto potrebbe fornire alla Francia la minoranza di blocco di cui attualmente è priva. Giovedì 18, intanto, oltre 40 associazioni agricole europee si daranno appuntamento in piazza a Bruxelles per dire no ai tagli previsti per il settore nella nuova Politica Agricola Comune (Pac), ma anche agli accordi commerciali che, dal loro punto di vista, penalizzano le produzioni Made in Eu.
Per grandi linee, l'intesa - soprannominata "cars for cows" (auto in cambio di mucche) - vede su fronti opposti settori economici diversi: l'industria è a favore, l'agricoltura contraria. Così Germania, Spagna e Paesi nordici - a forte vocazione industriale - spingono per l'intesa che apre il mercato dell'America Latina alle imprese europee, abbattendo i dazi per auto, macchinari, tessile e manifattura. Sul fronte opposto si collocano Francia, Polonia, Ungheria e Austria, con il sostegno critico di ampie parti del mondo agricolo preoccupato da un aumento delle importazioni di carne bovina e un'invasione di prodotti agricoli sottocosto, proprio mentre Bruxelles si muove per tagliare la spesa agricola. Per rassicurarli, la Commissione ha proposto un meccanismo di garanzia che impone all'esecutivo europeo controlli rigidi e blocco delle importazioni in caso di dumping per sostenere le imprese europee. Misure giudicate insufficienti dalla cordata dei 'contrari' che oltre ai meccanismi di salvaguardia chiedono "clausole speculari" che impongano ai prodotti dei paesi latinoamericani di conformarsi alle norme europee sui pesticidi, e controlli più rigorosi sulla sicurezza alimentare.
Se entrasse in vigore, l'intesa creerebbe un mercato integrato di circa 780 milioni di consumatori - il più ampio al mondo - e offrirebbe nuove opportunità alle imprese europee aprendo piazze imponenti alla manifattura, in particolare a quella, da tempo in affanno, delle automobili. Attualmente le tariffe doganali tra i due blocchi sono elevate: il Mercosur impone dazi fino al 35% su automobili, macchinari e prodotti alimentari dell'Ue, mentre il blocco dei 27 impone tariffe che possono arrivare fino al 15% circa sui prodotti agricoli sudamericani. Al di là del confronto settoriale, però, c'è anche un aspetto geoeconomico di cui tener conto: l'intesa con il Mercosur è centrale nella strategia europea di diversificazione commerciale, resa urgente dal ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca e dal conseguente ripristino dei dazi statunitensi e dall'acuirsi della competizione con la Cina. Per Bruxelles, consolidare i rapporti con l'America Latina significa ridurre la dipendenza dalle catene di approvvigionamento asiatiche, assicurarsi accesso a materie prime strategiche e rafforzare alleanze in una regione sempre più contesa.
Dopo oltre 25 anni di negoziati, una mancata conclusione dell'accordo in dirittura d'arrivo rappresenterebbe un colpo significativo alla credibilità internazionale dell'Unione, che appena pochi giorni fa Trump ha definito "debole". Il commissario al Commercio Maros Sefcovic lo ha detto esplicitamente in un'intervista al Financial Times: "L'Unione europea perderebbe credibilità a livello globale se non riuscisse ad approvare questa settimana il suo accordo commerciale con il Mercosur". Il blocco, ha aggiunto, è in trattativa con diversi altri paesi, dall'India all'Australia e alla Malesia. E se non riuscisse a rispettare gli accordi già raggiunti dai suoi negoziatori indebolirebbe anche la sua capacità di affermarsi come attore commerciale affidabile e coerente. "L'agricoltura europea è una superpotenza globale. Esportiamo per 235 miliardi di euro all'anno", ha aggiunto Sefcovic, sottolineando che l'intesa - che aprirebbe un mercato di 270 milioni di persone al vino, ai liquori e ai prodotti alimentari europei - andrebbe anche vantaggio degli agricoltori. Non tutti condividono il suo punto di vista. L'accordo rischia di trasformarsi in un altro duro colpo per il settore, i cui costi potrebbero ricadere soprattutto sui piccoli e medi agricoltori, avverte l'eurodeputato dei Verdi Thomas Waitz, secondo cui "se li perdiamo, perdiamo le aree rurali e la nostra autosufficienza alimentare".
Il commento
Di Antonella Mori, Head Programma America Latina ISPI
"Mancano ormai poche ore al prossimo Consiglio Europeo e le divisioni in seno al blocco appaiono preoccupanti, considerando l'attuale scenario geoeconomico, in cui gli Stati Uniti stanno puntando a costruire una relazione non solo privilegiata, ma esclusiva con l'America Latina. Nella sua recente National Security Strategy, l'amministrazione Trump ha dichiarato l'intenzione di ripristinare la propria supremazia nell'emisfero occidentale, riaffermando la Dottrina Monroe, e di impedire che attori extra-regionali possano controllare settori strategici, come le infrastrutture. Un ulteriore rinvio dell'accordo con il Mercosur non solo danneggerebbe la competitività delle economie europee, ma rischierebbe anche di favorire l'attuazione delle mire di Washington sul continente americano, a svantaggio delle nostre imprese".