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Passeggiate romane, l'antico borghetto degli Angeli

Passeggiate romane, l'antico borghetto degli Angeli

Tematica: Alla scoperta di Roma - Cultura

24 ottobre 2025

Tra la Casilina e il Mandrione sorge Villa Certosa, l'antico borghetto degli Angeli. Con quest'ultimo nome lo cita Pier Paolo Pasolini nel romanzo Ragazzi di Vita (1955).

In questo angoletto appartato di Roma che conserva l'aria di altri tempi, il poeta è ricordato da un maestoso murales noto come "La Cappella Sistina di Tor Pignattara".

Abitazioni lungo via dei Savorgnan (Foto Ufficio Stampa Roma Capitale)

Orticelli delimitati da reti e materiali di fortuna, sentieri di terra battuta, piccole case basse e baraccamenti, questo l'aspetto del borgo degli Angeli negli anni '50.

A dare il secondo nome alla zona è invece Villa Certosa che dominava la tenuta nota come Casetta degli Angeli, in questo spazio oggi urbano che una volta era agro romano.

Abitazioni a Villa Certosa (Foto Ufficio Stampa Roma Capitale)

Oggi il borgo conserva l'aspetto di un paesello. Si cammina tra case basse, con giardinetti e conserva tratti originali distinguendosi totalmente dall'ambiente urbano circostante. Siamo nel cuore del V Municipio, a Tor Pignattara, quartiere multietnico della capitale: popolare, ricco di vita e attività su strada.

Al borgo si accede da via Galeazzo Alessi, dove al civico 215 sul muro laterale di una palazzina si può ammirare "la Cappella Sistina di Tor Pignattara".

Particolare del murales Hostia, al civico 215 di via Alessi (Foto Ufficio Stampa Roma Capitale)

Alto 10 metri e largo 8, in bianco e nero, Hostia (2015) è un'opera dall'artista iperrealista Nicola Verlato. Raffigura il corpo di Pasolini in caduta subito dopo l'assassinio.

In basso è ritratto lui bambino che seduto sulle gambe della madre guarda il suo mentore Petrarca. Gli siede accanto il poeta Ezra Pound che intervistò nel 1967.

L'affresco è un omaggio al poeta che frequentava il borghetto e conosceva gli abitanti. Fu ucciso all'idroscalo di Ostia nel novembre del 1975. In occasione dei 50 anni dall'omicidio, Roma Capitale ha organizzato la grande rassegna PPP Visionario con un ricco calendario di eventi.

In largo dei Savorgnan, murales dedicato a Guerrino Sbardella (Foto Ufficio Stampa Roma Capitale)

In via dei Savorgnarn che attraversa il borgo e nelle stradine laterali i murales sono molti.

In largo dei Savognarn due sono dedicati a persone che hanno vissuto qui. Uno di questi ricorda la figura di Guerrino Sbardella, il partigiano arrestato una notte del novembre 1943 dopo aver lanciato manifesti sovversivi dalla galleria del cinema Principe. Fu torturato a via Tasso e fucilato a Forte Bravetta.

Questo tipografo antifascista 28enne scrisse una straziante lettera di addio alla moglie che possiamo leggere nella raccolta "Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana".

Un secondo ricorda Ciro Principessa, il 23enne ucciso da un militante di estrema destra. Ogni anno a maggio qui si svolge una festa dedicata alla memoria del ragazzo che si occupava della biblioteca, nella sezione del Pci di zona.

Edicola dedicata alla Madonna degli Angeli al termine di via dei Savorgnan (Foto Ufficio Stampa Roma Capitale)

La passione politica si accompagnava a una forte devozione religiosa, ne è testimonianza l'edicola mariana della Madonna degli Angeli in fondo a via dei Savorgnard. L'aspetto religioso resta ancora parte importante del tessuto sociale di Tor Pignattara che conta tre chiese cattoliche, cinque "moschee", tre chiese pentecostali, due templi indù e un tempio buddista.

Abitazioni a Villa Certosa (Foto Ufficio Stampa Roma Capitale)

Di migrazioni il borgo ne ha viste passare tante e tanti qui hanno trovato ospitalità. I primi a stabilirvisi furono i contadini ciociari che lavoravano nella grande tenuta "Casetta degli Angeli". Quando il terreno fu lottizzato ne acquistarono delle porzioni per costruire una casetta con l'orto.

Negli anni Venti e Trenta arrivarono artigiani e operai espulsi dagli "sventramenti" che trasformavano il centro di Roma.

Tra le due guerre e nel dopoguerra vi si stabilirono migranti meridionali e abruzzesi. Persone provenienti da regioni diverse e con dialetti lontani crearono relazioni di reciproco aiuto e amicizia. Con l'assegnazione delle case popolari, tra gli anni Ottanta e Novanta, il borghetto si svuotò per lasciare posto ai nuovi migranti e a giovani famiglie.

S.T.

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