FDP.Die Liberalen Schweiz

11/11/2025 | Press release | Distributed by Public on 11/11/2025 10:34

Un colpo di mano all'occupazione e alle PMI svizzere

11 novembre 2025

Un colpo di mano all'occupazione e alle PMI svizzere

La Commissione della politica di sicurezza del Consiglio nazionale (CPS-N) intende rendere più flessibili le disposizioni sull'esportazione di armi. In questo modo, si risponde alla richiesta che il PLR ribadisce dall'inizio della guerra in Ucraina per salvare numerose piccole e medie imprese (PMI) dal fallimento o dalla delocalizzazione.

La Svizzera conta 3000 PMI attive nel settore civile e nell'industria degli armamenti sparse in tutto il Paese. Questo settore strategico garantisce posti di lavoro e contribuisce al nostro "know-how" industriale e alla nostra sicurezza. Mentre i droni sorvolano numerosi aeroporti e l'Europa cerca di riarmarsi, la nostra industria degli armamenti si trova sull'orlo del baratro. La Confederazione è responsabile di questa situazione che mette a repentaglio la sopravvivenza di numerose PMI e dei posti di lavoro che da esse dipendono.

«Swiss made»: da garanzia di qualità a svantaggio competitivo

Cullati dall'illusione di una «pace eterna», il PS, i Verdi e il Centro hanno inasprito le leggi sulle esportazioni all'inizio degli anni 2020. Sono arrivati persino a vietare ai Paesi che acquistano armi in Svizzera di metterle a disposizione dei loro alleati in caso di emergenza. Non appena queste nuove regole sono entrate in vigore, la Russia ha invaso l'Ucraina. Da allora, nessuno ordina più dalla Svizzera.

Gli avvertimenti del PLR sono rimasti lettera morta: né l'UDC (una sola voce a favore) né il Centro (solo cinque voti favorevoli) hanno sostenuto la modifica legislativa, che era già necessaria nel 2022 (mozione Burkart: Preservare la neutralità e rafforzare la STIB abolendo la dichiarazione di non riesportazione per i Paesi che condividono i nostri valori e hanno un regime di controllo delle esportazioni comparabile).

A causa dello stallo politico, oggi i produttori svizzeri spesso non hanno alcuna possibilità di ricevere mandati nelle gare d'appalto internazionali, persino le "semplici" reti mimetiche non vengono più acquistate in Svizzera. In pochissimo tempo, il marchio «Swiss made» è passato da garanzia di qualità a svantaggio competitivo. L'ultima vittima in ordine di tempo è la società solettese Saltech AG, che ha dovuto delocalizzare all'estero l'intera produzione di cartucce da 12,7 millimetri. Secondo la casa madre, questa decisione è «interamente dovuta alla legislazione svizzera in materia di esportazione».

Il PLR difende la neutralità armata

Per oltre tre lunghi anni, il PLR ha lavorato senza sosta per correggere questa distorsione. Oggi, dopo il Consiglio degli Stati, anche la CPS-N ha aperto la strada a un miglioramento della situazione. Si tratta di una vittoria parziale. In futuro, alcuni Stati che condividono i nostri valori potrebbero trasferire materiale bellico svizzero a condizioni chiare e trasparenti.

Damien Cottier, presidente del gruppo PLR, è sollevato dal fatto che il Centro e l'UDC stiano finalmente dimostrando pragmatismo in questa questione: «È mezzanotte meno cinque. Negli ultimi tre anni, la Svizzera ha perso parte della sua industria degli armamenti, il suo prezioso "know-how" e innumerevoli posti di lavoro». La soluzione prevede regole severe, garantendo al contempo la capacità di difesa del nostro Paese, sottolinea Cottier. «La nostra neutralità armata implica un'industria degli armamenti competitiva e redditizia».

Il PLR si aspetta il pieno sostegno dell'UDC e del Centro in Parlamento

Il PLR chiede ora che il progetto venga adottato durante la prossima sessione invernale. È l'ultima spiaggia per numerose PMI svizzere attive nel settore degli armamenti e per mantenere una neutralità armata credibile. «Il PLR si aspetta ora il pieno sostegno dell'UDC e del Centro», spiega Benjamin Mühlemann, copresidente del PLR. E aggiunge: «Quelli che ancora esitano, saranno responsabili del crollo definitivo della nostra industria degli armamenti e della cancellazione di migliaia di posti di lavoro. E dovranno poi anche assumersi la responsabilità della perdita della capacità di difesa della Svizzera e della sua neutralità armata».

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