10/26/2025 | News release | Distributed by Public on 10/27/2025 07:36
In occasione della Festa liturgica del beato don Carlo Gnocchi, nel sedicesimo anniversario della sua beatificazione, il santuario milanese intitolato al "papà dei mutilatini" ha ospitato il 25 ottobre numerosi fedeli e amici per una Messa solenne in suo ricordo. Sull'altare, i vessilli sezionali dell'Associazione nazionale alpini di Milano, Brescia, Monza, Lecco, Novara e Vercelli, oltre a una ventina di gagliardetti di gruppi Ana. Presenti anche gli stendardi dell'Aido regionale e di altre associazioni.
La liturgia del 25 ottobre (durante la quale sono stati ricordati anche i cent'anni dalla prima Messa di don Carlo) è stata presieduta da don Vincenzo Barbante, presidente della Fondazione Don Gnocchi e concelebrata da monsignor Angelo Bazzari, presidente onorario della Fondazione Don Gnocchi, don Maurizio Rivolta, rettore del santuario del beato don Gnocchi e da altri cinque sacerdoti.
Tra i fedeli presenti, anche il direttore generale della Fondazione Francesco Converti e il direttore scientifico Maria Cristina Messa, insieme a membri del Consiglio di Amministrazione, dirigenti, operatori, ospiti e familiari, rappresentanze dei Centri milanesi e lombardi della "Don Gnocchi", amici della Fondazione, autorità, ex-allievi, alpini, rappresentanti dell'Aido regionale e territoriale, una delegazione della sezione di Trento dell'Associazione nazionale vittime civili di guerra e rappresentanti di altre associazioni. Tra loro, anche i familiari e concittadini di Sperandio Aldeni, l'artigiano elettricista di Villa d'Adda protagonista del miracolo attribuito a don Gnocchi che ha sancito la sua beatificazione.
Nell'omelia, dopo aver ringraziato tutti i presenti, don Vincenzo Barbante ha ricordato l'attualità del messaggio di don Carlo: «Oggi - ha detto il presidente della Fondazione -, siamo chiamati a essere custodi ed eredi della testimonianza che ci ha offerto il beato don Carlo Gnocchi. La liturgia e il Vangelo di Matteo ci ricordano in modo particolare una serie di elementi che hanno caratterizzato la figura e la testimonianza di don Gnocchi e che rappresentano per noi parte di quell'eredità che ci ha lasciato. Mi pare davvero molto importante ricordarci che non siamo qui semplicemente per celebrare e ricordare la memoria di un fratello particolarmente capace di vivere con coerenza la propria vita di fede. Siamo invece qui ancora una volta per offrire a don Carlo la testimonianza di una disponibilità nostra, a rinnovare all'interno dei nostri giorni la stessa capacità di servizio e di dedizione. Ed ecco allora l'importanza che vogliamo vivere questo momento in modo autentico, qui proprio al cospetto di don Gnocchi, l'importanza di sottolineare alcune delle consegne che lui ci ha fatto. A partire dalla sua prima Messa di cent'anni fa a Montesiro e poi nel resto della sua vita, egli ha voluto costantemente __offrire tutto se stesso al servizio di Gesù, per amore dei fratelli…__».
Don Vincenzo Barbante ha sottolineato la dedizione totale di don Gnocchi, in quanto uomo e in quanto sacerdote al servizio degli altri: «C'è tra l'altro un passo di "Cristo con gli alpini" in cui ricorda come era particolarmente significativo per lui essere parte di una comunità, quella degli alpini, in maniera piena, totale. Ricorda come provasse un senso di emozione nel tempo trascorso magari in coda per il rancio o nel tempo vissuto dormendo per terra, fianco a fianco dei suoi compagni. Questo è il destino del prete: essere parte della vita del popolo che gli è affidato. E questo è uno stile importante, perché chiedere di essere colto nel suo valore e nella sua significanza in ciascuno di noi».
Da ultimo il presidente ha rivolto un pensiero a tutti gli operatori, gli ospiti, i familiari, i volontari, i religiosi e coloro che a vario titolo fanno riferimento alla Fondazione Don Gnocchi: «Don Carlo ci ha insegnato tutto quel che riguarda la dedizione verso gli altri, giocando la propria partita, ma anche chiamando gli altri a collaborare con lui, perché per fare il bene non si può presumere di fare tutto da soli, bisogna saper lavorare insieme agli altri, cercare gli altri, perché tutti siamo importanti all'interno di un progetto più grande. Quella di don Gnocchi è stata un'esemplare testimonianza di santità, vissuta non come protagonismo vuoto, ma come servizio davvero nei confronti dei fratelli, per dare a tutti una possibilità di essere degnamente figli di Dio e protagonisti del cambiamento. Ecco da dove nasce la Fondazione che oggi porta il suo nome: un'opera che straordinariamente prosegue oggi grazie all'aiuto della Provvidenza e al contributo di tutti, dei nostri operatori in particolare».
La carità in azione è il frutto dei talenti del beato don Carlo Gnocchi, nella sua vita terrena troppo breve, di soli 54 anni non ancora compiuti (era nato il 25 ottobre nel 1902 e morì il 28 febbraio del 1956), talenti oggi rappresentati anzitutto dalla sua "baracca" che opera da oltre settant'anni.
Le spoglie di don Carlo Gnocchi sono oggi custodite nella chiesa sorta a fianco dell'IRCCS "S. Maria Nascente" di Milano della Fondazione Don Gnocchi (via Capecelatro 70), luogo della celebrazione odierna, eretta dall'allora arcivescovo di Milano, cardinale Angelo Scola, a santuario diocesano. Il santuario e l'attiguo museo della memoria sono meta di migliaia di fedeli, provenienti dall'Italia e dal mondo e sono aperti tutti i giorni, dalle 9 alle 18.