11/26/2025 | Press release | Distributed by Public on 11/26/2025 05:34
In via Cenischia, lontana dai portici del centro e dalle vie dello shopping c'è un'istituzione gastronomica torinese: Antiche Sere. Un'osteria aperta (soltanto la sera) da più di trent'anni e dove i piatti non seguono le mode.
Raccontarla a parole sembra quasi un'eresia, perché significherebbe perdersi in dettagli: l'insegna con scritto semplicemente "Osteria", i piatti del menù annotati a mano, le cementine bianche e rosse come pavimento, il legno scuro dei mobili di una volta, le bottiglie di vino sulle mensole, il pergolato di vite all'esterno sono tutte immagini che possono dare un'idea del luogo in cui ci troviamo, ma non lo spiegano davvero. Perché è la cucina la vera protagonista. E Antiche Sere è un posto dove, come dice il cuoco Daniele Rota, si mangiano «piatti casalinghi, di sostanza, che appagano il palato più che la vista».
Daniele, proprietario del locale con la sorella Antonella e parte dell'Alleanza Slow Food dei cuochi, è uno dei cinque cuochi coinvolti nel progetto Vogliamoci Bene! con cui Slow Food Italia promuove una dieta buona e sana attraverso le diverse culture alimentari che convivono con quella italiana e la arricchiscono, fornendo nuovi spunti per conoscere piatti gustosi ed equilibrati.
In un menù ideale dalla colazione alla cena, spuntini inclusi, cinque cuochi ci insegnano a realizzare cinque ricette tradizionali, dimostrando che tutti possono sperimentare ingredienti nuovi, e che mangiare sano e sentirsi comunità attraverso il cibo è davvero semplicissimo. Daniele ci suggerisce una merenda così piemontese che di più non si potrebbe: le pesche ripiene.
Raccontaci la ricetta: perché hai scelto le pesche ripiene?
«Perché sono un piatto che faceva sempre mia mamma, sia come dessert sia come merenda. Le pesche cotte con cacao e amaretti sono un modo semplice e sfizioso per far mangiare la frutta ai bambini, e sono un classico della cucina piemontese: oggi si servono tagliate a metà, con il ripieno al centro, ma quella è un'evoluzione da ristorante. Un tempo spesso si usavano le pesche che avevano qualche imperfezione: le si tagliava a pezzi, si spadellava la teglia con un po' burro, si sbriciolava qualche amaretto e si spolverava con un po' di cacao. Le si preparava così per non condirle solo con zucchero e limone».
Ricordi un momento significativo trascorso con la tua famiglia che ti ha ispirato ad iniziare il tuo percorso in cucina?
«Ricordo mia nonna e mia mamma, che è stata un ottima cuoca e ha avuto una gastronomia, insieme ai fornelli: cucinavano i piatti classici, quelli che continuo a proporre anche io in osteria. La loro era una sorta di tradizione di famiglia, una passione».
Come descriveresti in tre parole la tua idea di cucina?
«Semplice, stagionale e regionale. Mi piacciono i piatti casalinghi, di sostanza, senza mischiare troppi gusti e troppi sapori. Amo una cucina concreta più che artistica».
Vogliamoci Bene!
Realizzato da Slow Food Italia con il contributo di UniCredit, il progetto Vogliamoci Bene! ha coinvolto cinque cuochi e cuoche che attraverso le loro ricette invitano a sperimentare e a mettersi in gioco.
Le video ricette sono state diffuse all'interno della rete degli Orti Slow Food a scuola e di comunità , per promuovere l'inclusione attraverso il cibo, scoprendo tradizioni culinarie diverse dalla propria, ma non per questo distanti. Il messaggio è semplice: cucinare è un gesto che unisce, insegna e fa stare bene, e che possono fare tutti e tutte. Cuciniamo e mangiamo insieme: il cibo è la nostra salute.
Leggi le interviste ai cinque cuochi
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