Results

ISPI - Istituto per gli Studi di Politica Internazionale

12/31/2025 | Press release | Distributed by Public on 12/31/2025 10:37

Yemen: lo scontro tra Riad e Abu Dhabi esce allo scoperto

In una regione già sull'orlo del baratro, le tensioni tra Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti in Yemen alimentano il timore di una nuova crisi regionale. Gli Emirati Arabi Uniti hanno dichiarato che ritireranno le loro forze dallo Yemen dopo che l'Arabia Saudita ha appoggiato l'appello del governo yemenita alle forze emiratine di ritirarsi entro 24 ore. Poche ore prima, le forze della coalizione guidata da Riad avevano attaccato il porto di Mukalla, nello Yemen meridionale, affermando di aver preso di mira armi e veicoli blindati che, a suo dire, gli Emirati avevano spedito a un movimento separatista. Contestualmente, il governo yemenita ha annullato il patto di sicurezza che aveva con Abu Dhabi e ha proclamato lo stato d'emergenza. Gli sviluppi delle ultime ore rappresentano l'escalation più significativa di una frattura sempre più profonda tra le due monarchie del Golfo, alleati di lunga data e partner chiave degli Stati Uniti nella regione, ma sempre più in disaccordo a causa dei conflitti regionali e dell'intensificarsi della competizione economica e strategica. Diversi paesi del Golfo, tra cui Kuwait e Bahrein, hanno dichiarato che sosterranno "qualsiasi sforzo" per rafforzare il dialogo e raggiungere una soluzione politica. Il Qatar ha affermato che la sicurezza dell'Arabia Saudita e degli altri paesi del Golfo "costituisce parte inscindibile" della propria sicurezza. Ma cresce il timore che lo Yemen diventi il casus belli di uno scontro regionale più ampio, in cui i due ricchissimi Stati del Golfo si contendono l'influenza politica, il controllo delle rotte marittime e l'accesso commerciale.

Un'avanzata che cambia gli equilibri?

All'interno della coalizione regionale a guida saudita contro i ribelli Houthi sostenuti dall'Iran, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti hanno a lungo condiviso l'obiettivo di sostenere il governo yemenita costretto all'esilio dopo la conquista di Sana'a da parte degli Houthi alla fine del 2014. Tuttavia, la loro alleanza si è progressivamente incrinata a causa del sostegno emiratino ai separatisti del Consiglio di Transizione del Sud (STC). Nel corso di questo mese, l'STC ha conquistato vaste porzioni di territorio yemenita, in particolare nell'Hadramaut - il più grande governatorato del sud - senza incontrare una significativa resistenza militare. L'avanzata ha portato i separatisti a controllare quasi integralmente l'area dell'ex Yemen del Sud, Stato indipendente tra il 1967 e il 1990, inclusi alcuni dei giacimenti petroliferi più produttivi del Paese. Nonostante Abu Dhabi abbia smentito ogni coinvolgimento diretto, appare difficile immaginare che l'STC abbia potuto lanciare un'offensiva di tale portata senza una qualche forma di benedizione emiratina: un segnale che rafforza l'idea che Riad e Abu Dhabi siano ormai ai ferri corti sulle principali questioni regionali.

Verso una nuova crisi nel Golfo?

Negli ultimi giorni, la frattura si è ulteriormente approfondita attorno all'ipotesi di un'imminente dichiarazione di indipendenza di uno Stato meridionale guidato dall'STC. Un'eventualità che l'Arabia Saudita interpreta come una minaccia diretta alla propria sicurezza e alla stabilità del proprio confine meridionale. Molti osservatori avevano inizialmente dato per scontato che gli Emirati - spesso considerati il partner "minore" della relazione con Riad, seppur più assertivo sul piano ideologico - avrebbero fatto marcia indietro, esercitando pressioni sull'STC affinché rinviasse o abbandonasse il progetto secessionista, puntando invece a negoziati su una maggiore autonomia o su una rappresentanza più ampia all'interno del Presidential Leadership Council (PLC), l'organismo di governo internazionalmente riconosciuto. Ma dopo giorni di tentativi diplomatici falliti per convincere i secessionisti a ritirarsi, Riad ha compiuto un passo senza precedenti, accusando apertamente gli Emirati di aver sostenuto l'offensiva separatista. In una dichiarazione ufficiale, l'Arabia Saudita ha accusato Abu Dhabi di aver "fatto pressione" sull'STC affinché conducesse operazioni militari lungo i confini meridionali del Regno, definendo tali azioni una "minaccia" alla sicurezza nazionale saudita e alla stabilità dello Yemen. "Siamo a un punto di svolta", osserva Ahmed Nagi, analista yemenita dell'International Crisis Group, "la domanda chiave è fino a che punto i due Paesi riusciranno a trovare un terreno comune e a comprendersi. In caso contrario, temo che ci stiamo dirigendo verso una nuova crisi nel Golfo".

Yemen a rischio "sudanizzazione"?

Il ritiro delle poche forze rimaste in Yemen da parte degli Emirati potrebbe allentare le tensioni per il momento. Restano tuttavia dubbi sulla reale volontà di Abu Dhabi di sgomberare il campo e di interrompere il sostegno politico e militare all'STC. La crisi tra gli alleati del Golfo si inserisce inoltre in un contesto di crescenti attriti regionali, in particolare legati alla guerra civile in Sudan. L'offensiva dell'STC è iniziata circa tre settimane dopo che il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman aveva espresso al presidente degli Stati Uniti Donald Trump, durante una visita alla Casa Bianca, le proprie preoccupazioni per il conflitto sudanese. Alcuni analisti hanno ipotizzato un collegamento tra i due dossier, suggerendo che gli Emirati possano essere stati irritati dal fatto che Riad abbia sollevato apertamente il ruolo delle Rapid Support Forces (RSF) in Sudan. Gli Emirati sono sospettati di aver fornito armi alle RSF, accusate di genocidio, affermazioni che Abu Dhabi respinge. L'Arabia Saudita, al contrario, è considerata più vicina alle Forze Armate Sudanesi, principali rivali delle RSF. Come sottolinea il quotidiano Arab News, c'è il rischio che il conflitto in Yemen si "sudanizzi" con conseguenze strategiche più ampie di quelle osservate nel paese africano: "Nello Yemen - osserva il giornale - la posta in gioco è ancora più alta. Il Paese si trova a cavallo di uno dei colli di bottiglia marittimi più vitali al mondo, attraverso il quale passa una quota significativa del commercio globale e delle forniture energetiche destinate all'Europa. Qualsiasi vuoto di sicurezza nello Yemen meridionale esporrebbe questa arteria a ripetuti shock".

Il commento

Di Eleonora Ardemagni, Senior Associate Research Fellow, Osservatorio MENA, ISPI

Tra Arabia Saudita ed Emirati Arabi, l'ennesimo capitolo dello scontro per l'influenza in Yemen è pubblico e di un'asprezza inaudita: basta leggere il linguaggio dei comunicati stampa. Dopo che i secessionisti filo-emiratini hanno occupato l'est yemenita per ricreare uno "stato del sud", Riyadh (e silenziosamente l'Oman) hanno ribadito che non li vogliono ai propri confini. La scelta degli Emirati Arabi di ritirare i pochi addestratori e consiglieri militari rimasti è una de-escalation solo simbolica: soltanto il ripiegamento territoriale dei secessionisti e lo stop alla fornitura di armi emiratine potrà soddisfare l'Arabia Saudita. Intanto, la disputa destabilizza gli equilibri tribali e politici dell'unica area del paese risparmiata dalla guerra civile del 2015: ne beneficeranno solo Al Qaeda (qui presente e più volte combattuta dai secessionisti) e gli Houthi (che anche da qui fanno entrare le armi).

Vuoi ricevere i nuovi Daily Focus direttamente nella tua casella di posta?
ISCRIVITI
ISPI - Istituto per gli Studi di Politica Internazionale published this content on December 31, 2025, and is solely responsible for the information contained herein. Distributed via Public Technologies (PUBT), unedited and unaltered, on December 31, 2025 at 16:37 UTC. If you believe the information included in the content is inaccurate or outdated and requires editing or removal, please contact us at [email protected]