ISPI - Istituto per gli Studi di Politica Internazionale

11/05/2025 | Press release | Distributed by Public on 11/05/2025 10:40

Dick Cheney: l’ultimo dei ‘dinosauri’

  • Commentary Relazioni Transatlantiche
    di Gianluca Pastori
  • whatsapp

Nonostante una carriera iniziata alla fine degli anni Sessanta, la figura di Richard Bruce 'Dick' Cheney (1941-2025) è strettamente associata - agli occhi dei più - alla fase 'neocon' della politica estera statunitense e alla campagna di 'esportazione della democrazia' che ha segnato l'azione internazionale di Washington nella prima metà degli anni Duemila, fra gli attentati dell'11 settembre e l'insediamento della prima amministrazione Obama. Complesso e contestato, il suo ruolo è stato centrale, fra l'altro, nella scelta di procedere, nella primavera 2003, all'invasione dell'Iraq (operazione Iraqi Freedom) e di dare inizio a una campagna militare che, se da una parte avrebbe portato alla caduta del pluridecennale regime di Saddam Hussein, dall'altra, avrebbe dato inizio a una fase di instabilità regionale che non appare ancora del tutto conclusa.

Congressman 'di lungo corso' (era stato eletto per la prima volta Rappresentante per il distretto del Wyoming nelle elezioni del 1978) e Vicepresidente nelle due amministrazioni di George W. Bush (2001-2009), Cheney si era fatto le ossa nella Casa Bianca di Richard Nixon (1969-74) e di Gerald Ford (1974-77), dove era stato, fra l'altro, Capo del gabinetto presidenziale. Sotto George H.W. Bush (1989-93) aveva preso la guida del Dipartimento della Difesa, presiedendo, in questa veste, alle due operazioni militari più importanti del periodo: la contestata invasione di Panama, nel dicembre 1989-gennaio 1990, che aveva portato alla caduta di Manuel Noriega (operazione Just Cause), e la campagna per la liberazione del Kuwait occupato dalle truppe irachene nell'agosto 1990-gennaio 1991 (operazione Desert Storm).

Lo stesso Cheney avrebbe ricordato il periodo al Dipartimento della Difesa come uno dei più gratificanti della sua carriera. In effetti, nonostante le critiche che li accompagnano (soprattutto nel caso di Panama), gli interventi di questo periodo confermano le capacità dello strumento militare statunitense negli anni della tarda guerra fredda e consolidano la narrazione degli USA come perno dell'ordine e della legittimità internazionale. L'impegno in Somalia sotto egida ONU (l'ultimo con Cheney al Dipartimento della Difesa) alimenta questa percezione. Gli anni dal Dipartimento della Difesa sono, inoltre, quelli in cui il percorso politico di Cheney incrocia quello del futuro Segretario di Stato, Colin Powell, già Consigliere per la sicurezza nazionale negli ultimi anni dell'amministrazione Reagan e allora Capo degli stati maggiori riuniti.

Gli anni dell'amministrazione Clinton coincidono con l'allontanamento di Cheney della vita pubblica. A questo periodo risale la sua entrata ai vertici di Halliburton, società del comparto energetico accusata in seguito di avere ottenuto significativi vantaggi dal coinvolgimento degli Stati Uniti nell'Iraq del post-Saddam Hussein. In questo periodo, Cheney è, inoltre, attivo in vari centri studio - anche non legati alla galassia repubblicana - fra cui il Council on Foreign Relations, di cui è direttore per due mandati, il Jewish Institute for National Security Affairs e l'American Enterprise Institute. Nel 1997, è, inoltre, fra i firmatari dello Statement of Principles del Project for a New American Century, che dopo l'arrivo di George W. Bush alla Casa Bianca, nel 2001 avrebbe fornito la piattaforma ideologica e una fetta importante dei vertici del movimento neoconservatore.

Dopo gli attentati dell'11 settembre, Cheney è uno degli artefici della dottrina della 'Global War on Terror' e fra i sostenitori dell'esistenza di un legame diretto fra al-Qaeda e il regime iracheno, nonostante il parere contrario di pressoché tutto il mondo dell'intelligence. In questo periodo, la svolta neoconservatrice è sostenuta - oltre che da Cheney - da altre figure dell'entourage presidenziale, fra cui Donald Rumsfeld e Paul Wolfowitz (rispettivamente Segretario e Vicesegretario alla Difesa), anche essi provenienti da esperienze nelle amministrazioni repubblicane degli anni Settanta e Ottanta. Da questo punto di vista, le posizioni di Cheney - come quella degli altri membri della amministrazione - sono al centro di pesanti critiche, che trovano alimento nei problemi con i quali si scontra l'azione della Casa Bianca.

Cheney è stato al centro di critiche, inoltre, per il sostengo dato alla politica delle extraordinary rendition, all'attivazione del centro di detenzione di Guantanamo e all'autorizzazione al ricorso ai c.d. 'enhanced interrogation program', oltre che per il ruolo avuto in diverse vicende, sia come figura pubblica, sia nelle sue attività private. Nel giudizio sulla sua figura sembrano comunque essersi concentrate soprattutto le polarizzazioni che hanno investito tutta l'amministrazione Bush, amministrazione in cui Cheney ha svolto, comunque, un ruolo 'pesante', in linea con il suo modo 'attivo' di intendere ruolo e funzioni del Vicepresidente. La stessa etichetta di 'neoconservatore' gli si adatta a fatica, soprattutto se impiegata per mettere in luce una dimensione ideologica che appare, tutto sommato, marginale nella sua azione.

In questo senso, Cheney appare meglio inquadrabile come uno degli ultimi Cold War Republican, anche se con un approccio agli affari internazionali decisamente 'muscolare'; una posizione in linea anche con quelle alla base del Project for a New American Century e della sua idea di tornare - dopo la parentesi clintoniana - a una "politica reaganiana da potenza militare e chiarezza morale". Una posizione in linea, inoltre, con quelle che Cheney avrebbe assunto dopo il termine del suo mandato. Apertamente critico verso le politiche di Barack Obama, non si sarebbe, tuttavia, candidato alle elezioni del 2008, appoggiando, invece, un altro Cold War Republican come John McCain. Allo stesso tempo, sarebbe stato uno dei primi politici repubblicani a dirsi a favore del matrimonio fra persone dello stesso sesso, scelta che abbraccia già nel 2009.

Non deve stupire, quindi, che - dopo il sostegno iniziale alla sua candidatura - il giudizio di Cheney su Donald Trump sia diventato presto assai negativo. Sotto molti punti di vista, le due figure appartengono a universi opposti e incompatibili. La scelta di Liz - figlia maggiore di Dick e Rappresentante del Wyoming fra il 2017 e il 2023 - come Vicepresidente della Commissione di inchiesta della Camera dei rappresentanti sui fatti del 6 gennaio 2021 prolunga, in qualche modo, questa opposizione nell'attualità . D'altro canto, la marginalizzazione di Liz all'interno del partito e la successiva sconfitta nelle primarie del 2022 contro la candidata trumpiana Harriet Hageman sono un segnale chiaro di come anche il Grand Old Party sia ormai diventato qualcosa di molto diverso da quello di cui Cheney era stato una figura centrale.

ISPI - Istituto per gli Studi di Politica Internazionale published this content on November 05, 2025, and is solely responsible for the information contained herein. Distributed via Public Technologies (PUBT), unedited and unaltered, on November 05, 2025 at 16:40 UTC. If you believe the information included in the content is inaccurate or outdated and requires editing or removal, please contact us at [email protected]